L’osso è il tessuto che costituisce lo scheletro umano ed è composto per un 30% di collagene (componente organica) e per il restante 70% di idrossiapatite (componente inorganica).

Si tratta di un tessuto in continua evoluzione il cui equilibrio è raggiunto attraverso processi di riassorbimento ed apposizione. L’osteoporosi è "una malattia sistemica dello scheletro, caratterizzata da ridotta massa minerale e deterioramento microstrutturale del tessuto osseo, con conseguente aumento della sua fragilità e aumento del rischio di fratture”. E’ una patologia estremamente diffusa in particolare nelle donne in età post-menopausa e si caratterizza per una progressiva perdita della componente minerale la cui gravità è variabile in base a diversi fattori come l’età di insorgenza della menopausa, la quota minerale iniziale (minore nelle donne), la velocità della perdita ed altri fattori.

L’osteoporosi espone a rischi di fratture patologiche tra le quali le più frequenti sono quelle del femore, del polso e i crolli vertebrali. Il decorso di questa malattie è assolutamente silente per cui è consigliato, in presenza di fattori di rischio ( età, sesso..) sottoporsi ad una misurazione della propria densità minerale ossea attraverso un esame chiamato MOC. I farmaci di elezione nel trattamento di questa patologia sono i bifosfonati. Questi farmaci hanno avuto una notevole diffusione negli ultimi 15 anni poiché hanno notevolmente ridotto il numero di fratture patologiche con notevoli benefici per i pazienti e per le casse del sistema sanitario. Il loro meccanismo di azione si base sull’inibizione dei processi di riassorbimento osseo e della formazione di vasi sanguigni.

Qual è l’associazione tra i bifosfonati e i trattamenti odontoiatrici?

Nei pazienti in trattamento con bifosfonati le terapie chirurgiche come le estrazioni, l’inserimento di impianti e più in generale tutte le tecniche che determinano una esposizione ossea o una ferita espongono il paziente a un rischio di necrosi del tessuto osseo. Il rischio dipende da diversi fattori come il tipo di farmaco somministrato, il dosaggio (molto alto nei pazienti oncologici con metastasi ossee), da quanto tempo viene assunto, le condizioni igieniche del cavo orale ed altri ancora. Questo non significa che i pazienti sotto trattamento con bifosfonati non possono sottoporsi a terapie odontoiatriche ma che è fondamentale comunicare al proprio dentista la terapia in corso. Il medico effettuerà una valutazione critica del tipo di terapia e delle condizioni della paziente e un bilancio dei rischi e benefici.

Per ridurre al minimo il rischio di complicanze necrotiche nei pazienti che devono essere sottoposti a terapie chirurgiche odontoiatriche è importante sospendere il farmaco per alcuni mesi e somministrare PENTOSSIFILINA ( antiossidante-vit A) e TOCOFEROLO (rende i globuli rossi più gommosi per cui passanonei vasi rovinati) che favoriscono l’angiogenesi e vanno somministrati sempre in associazione all’antibiotico.

In generale esistono comunque dei consigli da seguire per i pazienti affetti da osteoporosi che devono essere sottoposti a una terapia con bifosfonati:

  • Prima di iniziare la terapia controllare lo stato della propria bocca e eseguire i lavori necessari a ristabilire una condizione di salute.
  • Prestare attenzione all’igiene orale. Le infezioni sono in genere la causa che predispone alle necrosi.
  • Se si assumono bifosfonati da più di 5 anni far rivalutare dal proprio medico curante la terapia in corso. Questi farmaci rimangono nell’osso per molto tempo, circa 10 anni, e le nuove linee guida dell’AIFA stabiliscono che un’ assunzione oltre i 5 anni non crei ulteriori benefici ma esponga a un maggior rischio di fratture patologiche.